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domenica 13 luglio 2008
venerdì 4 luglio 2008
FORMAGGI AVARIATI
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Formaggio avariato rivenduto
Cremona, coinvolte anche multinazionali
Nessuno scrupolo. Così agiva un imprenditore siciliano, che operava a Cremona nel settore lattiero caseario. L'uomo, a capo di un'azienda (la Tradel), riciclava formaggio scaduto assieme a scarti di lavorazione e anche escrementi di topo, per ricomporre il prodotto e rimetterlo sul mercato. Lo hanno scoperto le Fiamme Gialle in una raccapricciante perquisizione. Il materiale scaduto veniva venduto anche a multinazionali del settore.
Come scrive il quotidiano La Repubblica nell'inchiesta figurano aziende eccellenti italiane ed altre multinazionali europee. Avrebbero acquistato a prezzi stracciati dall'imprenditore siciliano i formaggi scaduti e avariati, pieni di vermi e di escrementi di topo.
Nella perquisizione scattata ad opera della Guardia di Finanza, gli stessi militari non hanno creduto ai propri occhi. Erano stoccati formaggi ormai decomposti, mischiati ad escrementi di topo e materiali ferrosi. Nel magazzino di Casalbuttano c'erano pezzi scaduti nel 1980, formaggi avariati, interi stock di prodotti caseari comprati a basso costo dopo black out in altre aziende.
L'imprenditore, complici i mancati controlli della Asl di Cremona (sospesi il direttore e due tecnici del servizio di prevenzione veterinaria), riassemblava i prodotti e senza il minimo scrupolo li rivendeva al dettaglio in molti discount alimentari. Ma l'affare non finiva lì. I prodotti raccolti dall'indagato erano anche venduti a insospettabili marchi di grande distribuzione che li avrebbero lavorati per rimetterli sul mercato come formaggi di "prima qualità".
Cremona, coinvolte anche multinazionali
Nessuno scrupolo. Così agiva un imprenditore siciliano, che operava a Cremona nel settore lattiero caseario. L'uomo, a capo di un'azienda (la Tradel), riciclava formaggio scaduto assieme a scarti di lavorazione e anche escrementi di topo, per ricomporre il prodotto e rimetterlo sul mercato. Lo hanno scoperto le Fiamme Gialle in una raccapricciante perquisizione. Il materiale scaduto veniva venduto anche a multinazionali del settore.
Come scrive il quotidiano La Repubblica nell'inchiesta figurano aziende eccellenti italiane ed altre multinazionali europee. Avrebbero acquistato a prezzi stracciati dall'imprenditore siciliano i formaggi scaduti e avariati, pieni di vermi e di escrementi di topo.
Nella perquisizione scattata ad opera della Guardia di Finanza, gli stessi militari non hanno creduto ai propri occhi. Erano stoccati formaggi ormai decomposti, mischiati ad escrementi di topo e materiali ferrosi. Nel magazzino di Casalbuttano c'erano pezzi scaduti nel 1980, formaggi avariati, interi stock di prodotti caseari comprati a basso costo dopo black out in altre aziende.
L'imprenditore, complici i mancati controlli della Asl di Cremona (sospesi il direttore e due tecnici del servizio di prevenzione veterinaria), riassemblava i prodotti e senza il minimo scrupolo li rivendeva al dettaglio in molti discount alimentari. Ma l'affare non finiva lì. I prodotti raccolti dall'indagato erano anche venduti a insospettabili marchi di grande distribuzione che li avrebbero lavorati per rimetterli sul mercato come formaggi di "prima qualità".
mercoledì 2 luglio 2008
SPIAGGE GRATIS
Tutti al mare gratis. Lo dice la legge
- I diritti del turista L'accesso al bagnasciuga è un diritto. Lo stabilimento balneare non può impedire il passaggio né farlo pagareAmate il mare ma non gli stabilimenti balneari e provate una sgradevole sensazione da villetta a schiera alla vista delle venti file di sdraio che vi separano dal bagnasciuga. Oppure avete semplicemente l'occasione di fare un tuffo domenicale ma non volete pagare un ombrellone come un monolocale. Insomma vorreste solo raggiungere l'acqua gratuitamente e senza gimkane. Vorreste, appunto.
Ma ogni bagnante-fai-da-te sa quanto è difficile, in molti tratti della costa italiana, trovare una spiaggia libera. O rivendicare il diritto di arrivare al mare senza pagare anche se c'è di mezzo il lido privato. Perché fare il bagno senza sentirsi uno squatter non è una pretesa ma un diritto sancito dalla legge. Che troppo spesso viene dimenticato dai concessionari degli stabilimenti.
Una legge scritta sulla sabbia
E' per questo che l'organismo di difesa dei consumatori Adiconsum rilancia sul sito la campagna per le spiagge libere. "Andare in uno stabilimento deve essere una scelta, non un obbligo imposto dalla mancanza di spiagge libere", sostiene Paolo Landi, segretario generale dell'associazione. Il problema è duplice:
la mancanza di un "un corretto equilibrio tra aree concesse ai privati e arenili direttamente fruibili",
il mancato rispetto dell'"obbligo per i titolari delle concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione anche al fine della balneazione".
Sono due principi stabiliti dalla legge finanziaria per il 2007 (art. 1, commi 251 e 254 ) che in troppi casi sono rimasti lettera morta. Per prima cosa è sotto gli occhi di tutti che in molti tratti di costa il "corretto equilibrio" tra spiaggia libera e "privata" non esiste. Ma si potrebbe tollerare meglio l'occupazione dei litorali se venisse rispettato l'altro principio, il libero e gratuito accesso al mare.
I diritti del bagnante-fai-da-te
Ecco, in concreto, quali sono i diritti che ogni libero bagnante può far valere in caso di controversie con i gestori degli stabilimenti (anche rivolgendosi alla Polizia municipale o alla Capitaneria di porto):
• La battigia - intesa coma una striscia di sabbia di 5 metri che parte dal punto in cui arriva l'onda - è esclusa dalla concessione, quindi è a disposizione di tutti.
• Sulla battigia tutti possono camminare, sedersi e sdraiarsi. Dev'essere garantito il passaggio e quindi nessuno (nemmeno lo stabilimento) può occuparla con oggetti ingombranti come ombrelloni, lettini ecc. E' possibile invece appoggiare gli abiti o l'asciugamano mentre si fa il bagno.
• L'accesso al mare dev'essere sempre garantito e gratuito. Pertanto non può essere impedito il transito attraverso l'area in concessione per raggiungere la battigia né può essere richiesto un pagamento.
Un business allettante
Una curiosità: il canone che ogni stabilimento paga allo Stato per la concessione dell'area è fissato dalla legge. Se la spiaggia è considerata di categoria A ("ad alta valenza turistica") e ha delle strutture fisse (ad esempio le cabine) si arriva ai 4,13 euro/mq all'anno. Ma la stragrande maggioranza delle spiagge è classificata in categoria B e si arriva a un massimo di 2,65 euro/mq. Uno stabilimento di 5.000 mq costa dunque poco più di 13.000 euro all'anno. Considerando che il prezzo di una cabina + ombrellone + sdraio per una stagione oscilla tra i 1.000 ai 3.000 euro, non è difficile capire che si tratta di un buon affare per i gestori.
- I diritti del turista L'accesso al bagnasciuga è un diritto. Lo stabilimento balneare non può impedire il passaggio né farlo pagareAmate il mare ma non gli stabilimenti balneari e provate una sgradevole sensazione da villetta a schiera alla vista delle venti file di sdraio che vi separano dal bagnasciuga. Oppure avete semplicemente l'occasione di fare un tuffo domenicale ma non volete pagare un ombrellone come un monolocale. Insomma vorreste solo raggiungere l'acqua gratuitamente e senza gimkane. Vorreste, appunto.
Ma ogni bagnante-fai-da-te sa quanto è difficile, in molti tratti della costa italiana, trovare una spiaggia libera. O rivendicare il diritto di arrivare al mare senza pagare anche se c'è di mezzo il lido privato. Perché fare il bagno senza sentirsi uno squatter non è una pretesa ma un diritto sancito dalla legge. Che troppo spesso viene dimenticato dai concessionari degli stabilimenti.
Una legge scritta sulla sabbia
E' per questo che l'organismo di difesa dei consumatori Adiconsum rilancia sul sito la campagna per le spiagge libere. "Andare in uno stabilimento deve essere una scelta, non un obbligo imposto dalla mancanza di spiagge libere", sostiene Paolo Landi, segretario generale dell'associazione. Il problema è duplice:
la mancanza di un "un corretto equilibrio tra aree concesse ai privati e arenili direttamente fruibili",
il mancato rispetto dell'"obbligo per i titolari delle concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione anche al fine della balneazione".
Sono due principi stabiliti dalla legge finanziaria per il 2007 (art. 1, commi 251 e 254 ) che in troppi casi sono rimasti lettera morta. Per prima cosa è sotto gli occhi di tutti che in molti tratti di costa il "corretto equilibrio" tra spiaggia libera e "privata" non esiste. Ma si potrebbe tollerare meglio l'occupazione dei litorali se venisse rispettato l'altro principio, il libero e gratuito accesso al mare.
I diritti del bagnante-fai-da-te
Ecco, in concreto, quali sono i diritti che ogni libero bagnante può far valere in caso di controversie con i gestori degli stabilimenti (anche rivolgendosi alla Polizia municipale o alla Capitaneria di porto):
• La battigia - intesa coma una striscia di sabbia di 5 metri che parte dal punto in cui arriva l'onda - è esclusa dalla concessione, quindi è a disposizione di tutti.
• Sulla battigia tutti possono camminare, sedersi e sdraiarsi. Dev'essere garantito il passaggio e quindi nessuno (nemmeno lo stabilimento) può occuparla con oggetti ingombranti come ombrelloni, lettini ecc. E' possibile invece appoggiare gli abiti o l'asciugamano mentre si fa il bagno.
• L'accesso al mare dev'essere sempre garantito e gratuito. Pertanto non può essere impedito il transito attraverso l'area in concessione per raggiungere la battigia né può essere richiesto un pagamento.
Un business allettante
Una curiosità: il canone che ogni stabilimento paga allo Stato per la concessione dell'area è fissato dalla legge. Se la spiaggia è considerata di categoria A ("ad alta valenza turistica") e ha delle strutture fisse (ad esempio le cabine) si arriva ai 4,13 euro/mq all'anno. Ma la stragrande maggioranza delle spiagge è classificata in categoria B e si arriva a un massimo di 2,65 euro/mq. Uno stabilimento di 5.000 mq costa dunque poco più di 13.000 euro all'anno. Considerando che il prezzo di una cabina + ombrellone + sdraio per una stagione oscilla tra i 1.000 ai 3.000 euro, non è difficile capire che si tratta di un buon affare per i gestori.
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