lunedì 18 febbraio 2008

ITALIA VERGOGNATI

Ci sono biglietti in vendita su eBay, forse trovi all’ingresso il ragazzo dei pop-corn, dello zucchero filato, del torrone caramellato, delle bibite ghiacciate, del caffè Borghetti. Ci sono quaranta giornalisti e trenta posti a sedere per il pubblico. Ci sono auto lussuose, telecamere, visibilità. Ci sono i protagonisti, Olindo Romano e Rosa Bazzi. Ci sono i giudici togati, i flash, la claque.
Ci sono omicidi, quattro efferati crimini consumati nel chiuso di un appartamento andato a fuoco. C’è un supertestimone, Mario Frigerio, scampato per un soffio alla strage. C’è un ex sospettato, Abdel Fami Marzouck, parente di tre delle vittime e pregiudicato per spaccio di sostanze stupefacenti. C’è una confessione, anzi due. Olindo Romano e Rosa Bazzi sono stati “rei confessi” fino al cambio d’avvocato. Avevano snocciolato tutta la storia come sui romanzi gialli. Guanti di lattice, vestiti eliminati, alibi costruito. C’era uno scontrino di MacDonald’s, dissero che con quello avrebbero fugato ogni sospetto.
Ci sono, al di sopra di ogni dietrologia, i cadaveri di quattro persone che chiedono vendetta e punizione per i colpevoli. Sono quelli di Raffaella Castagna, trent’anni. Il figlio Yousef, due anni. Paola Galli, la suocera, sessant’anni. Valeria Cherubini, vicina di casa e moglie del supertestimone, cinquant’anni.
Si sgomitano un po’ tutti per assistere allo spettacolo. Tv e giornali si fanno battaglia. La gente vuol seguire e sapere se davvero sono stati loro, i coniugi Olindo e Rosa, Olly e Rosetta come li chiamano alcuni.
Incongruenze ce ne sono. Non si finirebbe più a raccontarle, sciorinando una lista che porterebbe solo ad assurde e improvvisate formulazioni. Si tenderebbe a fare gli sceneggiatori. A intessere trame romanzate su una miseria umana chiamata omicidio. A sangue freddo.
Qualcuno, in una gelida notte di un lunedì di dicembre, si è introdotto nell’appartamento, ha sgozzato gli occupanti, ha ripetuto l’operazione sui vicini ed è sparito. Chi e cosa abbia mosso quella mano ancora non si sa.
Seduto ad uno di questi posti a peso d’oro, te lo chiedi con insistenza.
Pensi all’assenza, al distacco, alla fine. Pensi allo zucchero filato e ai pop-corn e al torrone e ti chiedi se il film sarà appassionante. Marzouck vuole la pena di morte, lo stesso che ha dichiarato, durante un’intercettazione, di vivere il periodo migliore della sua vita. Stappi la lattina e butti giù un paio di pop-corn. Gli avvocati di Romano e della Bazzi obiettano che il supertestimone, appena ripresosi dal coma, ha descritto il suo assalitore come un uomo dalla pelle olivastra. Guardi gli imputati e sai che il loro candore epidermico può soltanto scagionarli. Così dai un morso al torrone e pensi che la faccenda si mette sul pesante. Le tv fanno primi piani del viso degli avvocati, degli imputati, dei testimoni, dei periti. E’ per i talk show, per i programmi di approfondimento. Hanno messo tutti il vestito migliore perché, chissà, anche a loro la vita potrebbe girare meglio dopo questo processo. Com’è successo ad Abdel Marzouck. C’è gente che prende appunti, forse galoppini dell’imprenditore che fa ricchi i delinquenti. Forse è un nuovo libro. La Franzoni ne ha scritto uno in cui racconta tutta la sua storia. Lo Stato le ha dato vent’anni ma lei è ancora a piede libero. Scrive libri. Montagne di fatturato.
Ascolti il parere dei periti. TI racconteranno delle tracce di sangue nell’automobile. Di DNA. Di profondità e numero delle ferite. Forse l’accusa mostrerà immagini dell’efferato crimine, quelle foto in formato venti per trenta, come le vedi nei film.
E quando il giudice batterà il martello, la seduta sarà rinviata al giorno successivo. Ti pulirai dalle briciole e penserai che, in fin dei conti, era meglio comprare una delle ultime udienze. Sei uno di quei giovani senza occupazione che fa l’università e ha davanti a sé un’infinità di master prima di vedere un lavoro. Ci sei venuto solo perché ne hanno parlato tutti. Per vedere le facce. Per farti vedere. Hai messo il vestito migliore, quello che se una telecamera ti inquadra, non fai una brutta figura. Forse qualcuno ti nota.
Esci e, mentre ti incammini sulla via del ritorno, un tizio ti urta e ti fa ruzzolare. Non si ferma neanche per chiederti scusa, ha molta fretta. Ha rovinato il tuo vestito nuovo.
Ti alzi, ti spolveri e pensi.
Pensi ai milioni di copie della Franzoni. Pensi alle marche di jeans firmati, ai talk show, a Marzouck e al suo periodo più bello.
E per un momento, solo un infinitesimo della tua vita, ti dici che la prossima non ti farai passare la mosca al naso.
La prossima volta, quello davanti ai flash potresti essere tu.

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